Pietroburgo in “Delitto e Castigo”: tra riflessi e influenze

Tra le moltissime opere che hanno contribuito ad accrescere il “Testo pietroburghese” toporoviano, Delitto e Castigo di Dostoevskij può essere considerato il romanzo urbano pietroburghese per eccellenza. Il giovane protagonista Raskol’nikov, colpevole di aver ucciso una vecchia usuraia in nome dei suoi ideali di giustizia ma senza che nessuno sospetti di lui, si muove per le vie dell’allora capitale russa lasciando che sia la città stessa a guidare le sue azioni e i suoi pensieri, instillando in lui un dubbio continuo: confessare e affrontare le conseguenze delle proprie azioni, oppure rimanere impunito, portando il fardello dell’eterno senso di colpa?

È stata spesso posta l’attenzione sui percorsi seguiti effettivamente dai personaggi dostoevskiani attraverso le vie di Pietroburgo, percorsi che sono stati rappresentati anche graficamente su una piattaforma interattiva quale “Mapping St Petersburg: experiments in literary cartography”. Ma il discorso sulle connessioni tra geografia e letteratura può spingersi anche al di là del semplice tracciare su una mappa i “vagabondaggi” tipici dei personaggi dostoevskiani. Infatti ciò che è ancor più interessante è  analizzare il ruolo stesso della città di Pietroburgo, che in Delitto e Castigo è in grado di influenzare propriamente il corso delle vicende.

La città, nel romanzo in esame, non è un semplice sfondo, ma una vera e propria protagonista, che – come tutti i personaggi dostoevskiani – è capace di dialogare ed agire. Tramite i suoi abitanti, i suoi suoni, le apparenti casualità che pone sul percorso di Raskol’nikov e la sua misteriosa e diabolica voce che ad un certo punto pare quasi sussurrare al suo orecchio, Pietroburgo sembra dirigere il percorso sia geografico sia interiore del protagonista, portandolo alla fine alla decisione di confessare il suo delitto.

Il protagonista sembra rendersi pian piano consapevole della forza misteriosa e malvagia che aleggia nella città, riesce a percepire a tratti la vera essenza multiforme di Pietroburgo, che è una matrigna fredda, rigida, distaccata e spettrale, ma allo stesso tempo affascinante, intrigante e indispensabile:

“Rimase lì a lungo a guardare fisso in lontananza. Conosceva bene questo posto; gli era capitato almeno un centinaio di volte, quando andava all’università, soprattutto quando tornava a casa, di fermarsi esattamente in quel punto e guardare quel panorama davvero straordinario e quasi tutte le volte rimaneva colpito da un’impressione indefinita e indecifrabile. Da quello straordinario panorama spirava un senso d’inspiegabile freddezza. Egli avvertiva in quello stupendo spettacolo come la presenza d’uno spirito sordo e muto… E ogni volta si stupiva di quell’impressione cupa e inesplicabile e, non fidandosi di sé, ogni volta si riprometteva di chiarirsela meglio in futuro.”

Delitto e Castigo, Feltrinelli 2013, p. 143

È importante tuttavia non attribuire un’eccessiva “agentività” alla città, in quanto Raskol’nikov ha sempre la possibilità di scegliere che strada prendere, accettando o meno i suggerimenti indirettamente proposti da Pietroburgo. Ed ecco dunque che la città diventa non solo una sorta di complice in grado di influenzare le scelte del protagonista, ma anche un riflesso dell’animo tormentato di Raskol’nikov, costantemente diviso tra il bene e il male.  

Pietroburgo assume pertanto un carattere simbolico, lo specchio della coscienza di chi la abita. Questo simbolismo è particolarmente evidente nella correlazione tra lo stato d’animo dei personaggi (non solo Raskol’nikov, ma anche il suo alter ego Svidrigajlov) e le condizioni atmosferiche, che – come nota Toporov – sono un vero e proprio fil rouge del “Testo pietroburghese”.

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