Delitto e Castigo è ambientato nel 1865, in un’estate pietroburghese insolitamente torrida. Sin dall’incipit del romanzo, le condizioni atmosferiche si presentano come un elemento essenziale per tutta la narrazione, più che una semplice cornice. Dostoevskij è abile, infatti, nello sfruttare la carica simbolica dei diversi agenti atmosferici che ritroviamo nel romanzo per creare un perfetto gioco di riflessi con l’interiorità del protagonista.
Analizziamo più nel dettaglio il simbolismo di alcuni di questi fenomeni climatici:
- AFA
L’estate in cui sono ambientate le vicende del romanzo è afosa, opprimente, una condizione atmosferica a cui gli abitanti della gelida Pietroburgo non sono certo abituati:
“Per strada faceva ancora un caldo insopportabile, non era caduta neanche una goccia di pioggia da tanti giorni. Sempre la stessa polvere, mattoni, calce, sempre la stessa puzza dalle botteghe e dalle bettole, e gli ubriachi, gli ambulanti finlandesi, i vetturini malconci. Il sole lo colpì dritto negli occhi e guardare avanti gli faceva male, gli girava la testa. Provava quella stessa sensazione che prova una persona che esce con la febbre alta per strada in un giorno di sole.”
Delitto e Castigo, Feltrinelli 2013, p. 122
Pertanto, queste insolite temperature – che attanagliano la città per diversi giorni rendendone le zone più degradate in cui vive Raskol’nikov ancor più insopportabili – hanno un importante effetto sul personaggio dostoevskiano. L’afa ottunde la mente del protagonista, facendogli maturare l’idea malsana del delitto e lasciandolo a lungo indeciso sull’ipotesi di confessare.
- ACQUA
L’acqua, l’elemento che ricorre con maggior frequenza nel “Testo pietroburghese” toporoviano, si ritrova in Delitto e Castigo in diverse forme e con diversi significati. Da una parte c’è l’acqua torbida dei canali che attraversano le zone degradate in cui Raskol’nikov vagabonda per la maggior parte del suo tempo, contrapposta all’acqua corrente e cristallina della Neva, il fiume di Pietroburgo. Quando Raskol’nikov si trova sui ponti della Neva e contempla l’ampio paesaggio che si dispiega davanti ai suoi occhi, oppure quando si trova nella verdeggiante zona delle Isole, il suo animo è alleggerito. Sono questi i momenti in cui egli sente con maggior forza il desiderio di confessare il suo crimine, di ritrovare un contatto con una società da cui sembra essersi tagliato fuori per sempre. L’acqua però non è solo quella del fiume e dei canali, ma anche e soprattutto quella del temporale, che nella VI e ultima parte del romanzo arriva a rinfrescare la città e a purificare l’animo del protagonista, portandolo finalmente alla decisione di confessare.
“Intanto, la serata si era fatta afosa e opprimente. Verso le dieci si addensarono grosse nubi inquietanti; ci fu un tuono e iniziò a piovere a catinelle. Non scendevano gocce, ma scrosci d’acqua, che sferzavano la terra. C’erano lampi continui e il bagliore durava così a lungo che si poteva contare fino a cinque.”
Delitto e Castigo, Feltrinelli 2013, p. 541
L’acqua si configura dunque come un potente elemento di rigenerazione, e in questa veste ritorna anche nel pacificatorio epilogo del romanzo, ambientato in una colonia penale siberiana.
- TRAMONTI
I tramonti sono gli unici momenti del romanzo in cui il sole, tecnicamente associato all’afa, torna ad avere la sua consueta connotazione positiva. Al crepuscolo infatti, quando il caldo non è più opprimente, Raskol’nikov sembra recuperare le facoltà intellettive e avere uno sguardo più lucido sulla sua vita. I sensazionali tramonti pietroburghesi infondono in lui un senso di profonda libertà e di malinconia per la sua vita passata, che lo spingono gradualmente a scegliere la via della confessione.
“Si alzò in piedi, si guardò attorno sorpreso, stupito di essere arrivato in quel posto, e si avviò verso il ponte T. Era pallido, aveva gli occhi lucidi, sentiva le gambe e le braccia debolissime, ma, improvvisamente, gli sembrava come di respirare meglio. Sentì di essersi scrollato di dosso quel terribile peso che l’opprimeva da tanto tempo e si sentì improvvisamente il cuore più leggero, più sereno. ‘Signore!’ pregò. ‘Mostrami la mia strada e io abbandonerò questo terribile…sogno!’ Attraversando il ponte guardò sereno la Neva, il sole rosso e lucente che tramontava nel cielo luminoso.”
Delitto e Castigo, Feltrinelli 2013, pp. 85-86
Non è un caso che la risoluzione delle vicende avvenga proprio al crepuscolo, quando Raskol’nikov confessa la propria colpa sulla Piazza Sennaja.
Che punto di vista interessante! Bellissimo articolo 🙂
"Mi piace"Piace a 1 persona
Dosto era sensibile al tema del surriscaldamento globale: solo lui poteva portare l’AFA a San Pietroburgo.
"Mi piace""Mi piace"